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RIT. È la ballata di re Pipino
ch'era nipote di Carlo Martello.
Disse a Clodia Maior et Minor:
“Su, pagatemi il balzello!”

“Sior re, semo povera zente,
l'abia un puoco de compaçion
che ala fine dela fraìma
l'avarà sodisfaçion.”

Adirato fu re Pipino
ch'era nipote di Carlo Martello.
Disse: “A Clodia Maior et Minor
lascerò solo il cartello”.

E lassato ogni ben suo
i se sconde sò in paluo;
reste i veci co la pele dura
che dela morte no i a paura.

Re Pipino con due squadroni,
come bande di predoni,
come fossero legni secchi
brucia tutto e uccide i vecchi.

È la ballata di re Pipino
ch'era nipote di Carlo Martello.
Disse a Clodia Maior et Minor:
“Su, pagatemi il balzello!”

Quando i vede Ciósa brusare
le man s'alçe a tuti quanti
e i preghe el nostro Dio
e i piançe sora i santi.

Re Pipino con fare deciso
disse: “Questi pagarono il fio:
con le navi contro quelli
voglio uccidere i ribelli”.

Dixe Dio, re del creato:
“Vien ti Felisse e ti Fortunato:
xo venì, deme 'na man,
ciapemo la luna e andemo lontan.”

Al partire dela luna
se ne andarono le onde
e nel fango si piantaron
di Pipino le chiglie profonde.

È la ballata dela povera xente
che da sola non vale niente,
ma che canta al Re del creato:
“Viva Felisse e Fortunato”.

È la ballata di re Pipino
ch'era nipote di Carlo Martello.
Disse a Clodia Maior et Minor:
“Su, pagatemi il balzello!”